Ad Arezzo è circa l’anno 1000 d.C.: Don Pietro è il capostipite di una famiglia potentissima, i Rosselli.
Lo stemma nobiliare che li distingue sono delle rose rosse, 3,5 o forse 7, a seconda del periodo storico e delle tante battaglie in cui gli uomini di questa casata si sono particolarmente distinti.
Dalla città toscana questa illustre famiglia si espande in tutta Europa tra cui, Inghilterra, Spagna e Maiorca. Attorno al XV secolo, Bernardo Rosel, del ramo inglese, “disimpegnate con somma lode le sue faccende in Italia”, si trasferisce a Napoli e lì, sposatosi con Elonora Aleastri, accresce la sua stirpe. Uno dei suoi figli, Don Vincenzo Rosselli, alla morte del padre, si trasferisce a Palermo. E’ in questo passaggio cruciale da Napoli a Palermo che ha origine la discendenza dei Rosselli di Gimigliano. Di questo illustre ramo viene tracciata, con dovizia di particolari, la linea dinastica che dai personaggi poc’anzi citati, conduce fino ad oggi. Sono raccontate la vita e le opere dei più celebri, Annibale e Tiberio Rosselli, nel XVI secolo, filosofi di chiara fama all’epoca ed autori di imponenti opera filosofiche; il Cameriere d’onore di Benedetto XIV e Papa Pio VI, Mons. Tiberio Rosselli, nel XVIII secolo, ha compiti cruciali nella trattativa tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie, per dirimere le inevitabili tensioni tra i due stati confinanti.
L’Abate Giacomo Rosselli nel 1778 è tenutario della celeberrima Abbazia di Pesaca (a Taverna in provincia di Catanzaro), di cui oggi si possono ancora ammirare i resti. Vengono mostrati, con immagini minuziose, i documenti costituenti l’ARCHIVIO ROSSELLI ed ereditati da questi personaggi e che oggi gli autori di questo lavoro hanno voluto riportare alla luce e donare alla visione ed allo studio di chi verrà catturato da questa storia famigliare millenaria.