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Intelligenza artificiale e naturale

Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti” (C. Darwin, 1809-1882)

 

L’intelligenza artificiale sta facendo progressi incredibili a una velocità inimmaginabile, espandendo i suoi campi d’applicazione negli ambiti più disparati. L’attenzione delle grandi aziende informatiche e non solo queste e gli investimenti (privati per la maggior parte, pochi quelli pubblici in percentuale rispetto ai primi) messi in campo in questo mega progetto sono ingenti. Questo ci fa capire il potenziale quasi illimitato di sviluppo e quanto le aziende credano in questo. Le mega corporation stanno assumendo i migliori giovani  ingegneri e informatici che escono dalle università per dedicarli alla ricerca e sviluppo in questo settore. Questa tecnologia fornirà in breve tempo un supporto elevato all’essere umano consentendo di velocizzare alcune attività che prima erano affidate all’essere umano e alle sue modeste capacità intellettive, modeste se comparate ai mega calcolatori messi in campo per gestire l’analisi e la ricerca di dati. Alcuni dubbi stanno sorgendo su come impiegare le moltissime figure professionali che verranno rimpiazzate dall’intelligenza artificiale, una volta che questa inizierà a fornire i risultati attesi nei diversi settori di applicazione. Come leggo spesso sugli articoli riguardanti l’argomento saranno solo le migliori teste con competenze di altissimo livello che rimarranno vive professionalmente sul mercato. Le figure di basso profilo verranno sostituite dalla nuova tecnologia. La soluzione che viene proposta quando la transizione avrà luogo è quella di fornire un reddito di cittadinanza universale a quelle masse di lavoratori nel mondo a cui il progresso tecnologico avrà tolto l’attività lavorativa. Le mega aziende che faranno uso massiccio dell’intelligenza artificiale privandosi di migliaia di lavoratori rimpiazzati dalla nuova tecnologia, dovranno versare parte dei loro proventi ottenuti attraverso l’IA per finanziare un sistema di remunerazione a livello globale.

Ma voglio fare un passo indietro rispetto allo scenario che le nuove tecnologie stanno mostrando all’umanità e concentrarmi sull’intelligenza naturale e ragionare con voi su come questa si stia sviluppando (crescendo o decrescendo decidetelo voi) in parallelo al progredire di quella artificiale. Viviamo ormai in un mondo iperconesso. Vediamo attorno a noi persone con un appendice alla mano che è lo smartphone. Questo oggetto ormai essenziale per le nostre vite quotidiane, viene utilizzato per qualsiasi attività, dalle chiamate, allo svago, al tempo libero, all’ascoltare la musica, alle azioni necessarie per vivere, fare la spesa, acquistare un biglietto per muoversi, inviare una comunicazione, effettuare un pagamento, monitorare il nostro stato di salute. Non abbiamo quasi più bisogno, a meno di rarissime attività, di recarci in un luogo fisico per eseguire alcune azioni necessarie alla nostra esistenza. Possiamo ormai anche studiare da remoto senza doverci recare a scuola o all’università. Anche il lavoro è diventato remotizzabile con gli enormi benefici di questa rivoluzione agile, nel bilanciamento con la vita privata.

Tutto questo sta rendendo le persone alienate dal contesto sociale in cui abitano non avendo più molta necessità di contatti fisici, scambi personali, relazioni faccia a faccia, ci si interfaccia con gli altri attraverso lo smartphone. Addirittura oggi evitiamo una telefonata per parlare all’interlocutore preferendo registrare un audio messaggio lungo minuti e inviarlo all’interessato. Per questo motivo in questo contesto ipertecnologico vedo dei rischi per l’essere umano e il suo relazionamento sociale: dobbiamo trovare forse un sistema per non chiuderci in vite solitarie e prive di contatti e scambi perchè l’uomo è un animale sociale e quindi necessià per il suo sviluppo mentale e psichico di relazioni e legami di ogni natura questi siano.

Sembra come se in questo arretramento sociale o forse meglio nel nascondersi dietro il mezzo tecnologico, l’uomo stia perdendo la capacità di vivere una vita di contatto con gli altri e notiamo questo nella vita di tutti i giorni, dove le persone, si isolano dal contesto in cui si muovono, diventando quasi degli automi, privi di sentimenti.

Orde di persone camminano per strada con le cuffie sulle orecchie e si estraniano dal mondo che li circonda, anche con gravi rischi per la propria e altrui incolumità.

Quante volte vi capita personalmente camminando in città, andando in bici, guidando la vostra auto, o semplicemente seduti sui mezzi pubblici che le persone attorno a voi facciano azioni distratte o superficiali, potenzialmente pericolose, trascurando le conseguenza che il loro gesto può provocare su se stessi e sugli altri.

Persone che camminano nelle piste ciclabili riservate alle bici, ciclisti che occupano i marciapiedi senza pensare che da un portone possa uscire un pedone, ragazzi su monoparttini elettrici muoversi in vie affollate di pedoni a velocità sostenuta, persone alla guida stazionare su corsie d’emergenza, nei parcheggi riservati agli invalidi oppure percorrere autostrade occupando la corsia centrale su strade a tre o quattro corsie, incuranti di rallentare il traffico e senza riflettere un attimo che si devono spostare sulla corsia a destra più libera, per consentire un normale e più regolare flusso della circolazione; ancora autisti distratti entrare su strade a scorrimento veloce o uscire da queste come se non ci fosse nessun altro attorno a loro, costringendo chi arriva a brusche frenate per non collidere l’auto del guidatore, giovani e meno giovani che occupano con i loro zaini o le loro valigie posti a sedere indifferenti che sul mezzo pubblico degli anziani stiano in piedi davanti a loro, viaggiatori in treno o negli autobus, parlare al telefono, ascoltare video senza auricolari o con le suonerie dei loro smartphone al massimo, per nulla preoccupati che il volume della loro conversazione o di quello che ascoltano arrechi disturbo ai vicini.

Non e’ maleducazione ma semplice alienazione dal contesto: ognuno di noi si sta costruendo una campana di vetro nella quale si è calato e si allontana dal mondo esterno.

Mi sembra che come recita la vignetta messa in testa a questo articolo, ci sia un arretramento dell’intelligenza naturale oppure una perdita di consapevolezza del contorno nel quale siamo calati, come se fossimo completamente da soli e le nostre azioni non andassero ad arrecare danno o nel migliore dei casi solo disturbo alle persone che entrano nel nostro perimetro di azione.

Non essendo più abituati a interfacciarsi direttamente con gli altri, sembra che venga meno il rispetto per il vicino: servirebbe maggiore consapevolezza che le nostre azioni arrecano delle conseguenze che non possiamo trascurare mentre viviamo in un contesto di gruppo.

Il senso di rispetto, di civiltà, di educazione, di attenzione non devono mai mancare anche se stiamo andando rapidamente verso un modello di vita in cui non c’è più necessità di rivolgerci all’altro, in quanto i mezzi tecnologici ci permettono di ottenere quello di cui abbiamo bisogno, senza dover chiedere a un’altra entità fisica e tangibile di offrirci un determinato tipo di prodotto o servizio. Al massimo dovremo aprire la porta a un corriere che ci consegna un pacco.

Che sia intelligenza naturale o semplicemente educazione e rispetto per l’altro dobbiamo essere consapevoli che il nostro comportamento non può scadere nell’inciviltà, perchè questo fa sempre più aumentare il divario tra un’intelligenza artificiale che cresce rapidamente e aumenta il suo standard qualitativo di replica a una velocità inimmaginabile perchè continua a imparare e quella umana che diminuisce sempre di più perchè sta disimparando condotte civili e questo scadere nell’inciviltà ci porta molto vicino al comportamento degli animali nella foresta o nella giungla.

Buona lettura,

 

Nota a margine del testo:

In questo lavoro i dati, i contenuti e le affermazioni citati sono stati raccolti da testi studiati oppure catturati da siti internet attendibili e verificati. Tutti i riferimenti sono citati in bibliografa e sitografia e puntualmente a piè di pagina dove citati. Mi scuso fin da subito per qualsiasi errore e imprecisione nei riferimenti, nei dati, citazioni, affermazioni e descrizioni, se gli errori abbiano in qualche modo urtato la sensibilità del lettore, anche semplicemente per onore di verità. Mi rendo da subito disponibile a effettuare tutte le correzioni necessarie, ponendo in evidenza le inesattezze riportate. Sappiate che la buona fede dello scrivente è garantita

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