“La guerra: lusso per pochi (potenti)”
“Quando scoppia una guerra, la gente dice: “Non durerà, è cosa troppo stupida”. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare”. (A. Camus, 1913 – 1960)
Sto osservando negli ultimi giorni le proteste vibranti in diverse università in tutto il mondo di studenti e giovani in generale che chiedono un cessate il fuoco nei teatri di guerra attuali, dove a farne le spese sono come al solito sono i più deboli, gli ultimi, gli esclusi da una vita normale, figuriamoci da agi e privilegi. La cosa che mi fa ancora più impressione è che i potenti della terra stanno giustificando il ricorso alle armi, stanno sovvenzionando con armi una delle due fazioni nel conflitto, quella che i politici ritengono la parte aggredita, alimentando così distruzione, morti e ancora distruzione e morti e così via in un ciclo senza fine. I politici non chiedono con insistenza e veemenza lo stop ai bombardamenti, il sedersi a un tavolo negoziale per sancire con la diplomazia e il dialogo la fine della guerra.
La guerra, spesso viene vista come un’antica reliquia di tempi barbari, però stranamente persiste con tenacia al giorno d’oggi come uno strumento di potere e controllo. È un lusso oscuro, riservato a coloro che detengono il potere, che decidono le sorti di milioni di persone con un semplice cenno della mano. La guerra è oggi più che mai uno strumento di potere che lascia dietro di sé una scia di distruzione che tocca soprattutto i più indifesi per i quali i potenti non sembrano avere alcun interesse.
La guerra è spesso un mezzo per i potenti di riaffermare la loro posizione nel gioco globale del potere. La dinamica che esiste tra guerra e potere, evidenzia come le decisioni belliche siano mosse da interessi che trascendono i confini nazionali e influenzino l’equilibrio geopolitico mondiale, le conseguenze a lungo termine di queste scelte vanno oltre il campo di battaglia, e modellano il futuro delle relazioni internazionali.
Il costo della guerra ha un prezzo che non dovrebbe essere pagato da nessuno. Le risorse spese in armamenti e logistica potrebbero essere investite in educazione, sanità e sviluppo sostenibile. Il paradosso sta nel fatto che le nazioni più ricche spendono ingenti somme per finanziare la guerra, mentre le stesse risorse potrebbero essere utilizzate per combattere la fame, la povertà, l’abbandono scolastico e le malattie. Ci sono nazioni che chiedono l’incremento degli investimenti annuali in armamenti ad altre nazioni pari a diversi punti percentuali del proprio PIL nazionale. Una follia. Il prezzo umano, fatto di vite spezzate, famiglie distrutte, profughi e intere comunità disgregate non ha un valore calcolabile.
Basterebbe cercare di dare spazio alle storie di coloro che vivono la guerra ogni giorno. Sono le voci dei bambini, delle donne, degli anziani e dei combattenti che non hanno scelto di lottare, ma che si trovano intrappolati in un conflitto che non comprendono. Queste testimonianze personali offrono una prospettiva umana che va oltre i numeri e le statistiche, toccando il cuore della gente, invitandola a riflettere sul vero costo della guerra. Invece nei notiziari sentiamo parlare i giornalisti solo del motivo per il quale la tale guerrà è stata scatenata. Come se attizzare i carboni sotto le braci facesse ravvivare quel fuoco che qualcuno teme si possa spegnere.
È vero dei terroristi hanno ucciso e sequestrato civili. Questa azione è indegna, esecrabile, altamente condannabile. Ma che senso ha aver massacrato migliaia e migliai di civili inermi, donne, bambini, anziani, rei solo di vivere nei territori dove i terroristi si starebbero nascondendo. Secondo voi, laddove sono avvenuti i bombardamenti mirati, chirurigici, in alcune occasioni anche su ospedali e purtroppo anche su convogli umanitari che stavano tentando di trasportare cibo e medicine alle popolazioni in difficoltà, ce ne era solo uno di quei terroristi ricercati? No.
È necessario un impegno collettivo per la pace. La guerra non è mai una soluzione; è un fallimento della diplomazia e dell’umanità. È tempo di guardare oltre l’illusione del lusso della guerra e lavorare insieme per un futuro in cui il dialogo e la comprensione reciproca prevalgano sul conflitto. La pace richiede coraggio e impegno, e ogni individuo ha il diritto di vivere senza il terrore del conflitto imposto da pochi.
Nota a margine del testo:
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Daniele Rosselli, ingegnere, romano di origine, risiede in Veneto con la sua famiglia da diversi anni. Dipendente di aziende private operanti in diversi settori industriali, opera in ambito tecnico commerciale in contesti internazionali. Come scrittore, nel tempo libero, si occupa di narrativa ma anche di sociale, di economia, di innovazione tecnologica e di politica.