L’intelligenza del silenzio
“Ascoltiamo troppo il telefono e ascoltiamo troppo poco la natura. Il vento è uno dei miei suoni. Un suono solitario, forse, ma rilassante. Ognuno di noi dovrebbe avere il proprio suono personale e il suo ascolto dovrebbe renderlo euforico e vivo, o silenzioso e tranquillo… È un dato di fatto, uno dei suoni più importanti – e per me il suono per definizione – è il totale, assoluto silenzio”. (André Kostelanetz, 1901-1980)
In questi giorni di vacanza riesco a fermarmi per alcuni istanti, chiudere gli occhi e mettermi in ascolto del silenzio che mi circonda. Ho questo privilegio per pochi minuti al giorno, in un momento di pausa dai giochi e dai bagni al mare dei miei figli i quali, sedata per alcuni attimi la loro inesauribile voglia di giocare, correre, saltare, scoprire il mondo che li circonda, seguono la mamma per un riposino, la merenda, per andare in bagno, o per un rapido cambio di costume. Poi ritornano dal loro compagno di giochi adulto preferito e la loro energia e vitalità chiassosa e rumorosa invade e pervade tutto lo spazio circostante e mi rituffo con gioia nei giochi, nelle corse, nelle risate, nelle avventure dei bambini nell’universo circostante. Ecco che in quei rari momenti di relax, al mare, sdraiato sulla mia stuoia, mi rilassa molto ascoltare lo sciabordio incessante dell’acqua del mare che inesorabile da quando la terra ha memoria, si rifrange placida sul bagnasciuga e lava, leviga e trasforma il paesaggio senza sosta. Non gli si chiede da quando lavori a questo progetto cosmico o per quanto ancora lo debba fare, ma implacabile deposita lingue di schiuma salmastra sulla spiaggia, pennellate di spuma bianca, delicati ma infiniti colpi sulle pietre inermi, disegnando geometrie continue. Dopo aver saziato il senso dell’udito con questa sensazione di pacifica e instancabile azione del mare, apro gli occhi e osservo la natura attorno a me: sopra, il cielo azzurro senza nuvole, il sole splendente che scalda il cuore, qualche gabbiano ad ali spiegate che perlustra il mare in cerca di cibo; una formica laboriosa si è avventurata sul mio asciugamano e con pazienza e determinazione va alla ricerca di qualcosa che serva al suo scopo di quell’istante. Quanto vive una formica? Quale è il suo scopo? Chi gli detta i compiti giornalieri che deve compiere uscita dalla tana? Nella sua lunga o breve esistenza, forse non si pone domande ma con metodo e disciplina espleta la sua mansione. L’arrivo di un’ape in volo radente, circospetta ma diretta, mi distoglie dall’osservazione di questa creatura della terra e inizio a osservare l’insetto alato che dopo pochi istanti di ricerche si posa sull’obiettivo del momento, non distante da me, attratta dal colore e dal profumo diun fiore dal colore lilla. Anche in questo caso, in silenzio osservo il lavorio metodico di questa piccola meraviglia della natura che effettua alcune manovre precise all’interno del fiore e poi riparte verso un altro punto ben preciso lì vicino. L’ape vive di più o di meno della formica? Quanto miele produce nella sua vita? Non ho tempo per una terza osservazione perchè le grida del gioco estivo anticipano solo di pochi secondi il tuffo a peso morto del mio bambino sul petto. Mi esorta, tirandomi per la canottiera ad alzarmi perchè dobbiamo correre a tuffarci nel mare.
Nuovi giochi e nuove esperienze che non possono attendere.
Un altro momento del giorno che adoro è il mattino. Vado sul balcone dell’appartamento preso in affitto per la villeggiatura e davanti a me si apre una distesa di campi coltivati con ai lati alberi di ulivo che punteggiano il paesaggio. Ancora dormono tutti in casa ma di lì a poco i piccoli so che arriveranno con passetti leggeri a pretendere le attenzioni che meritano: poter fare colazione, andare al bagno, riprendere gli inesaurbili tempi del gioco dove erano stati interrotti la sera prima e allora in quegli istanti di silenzioso otium mi godo a occhi chiusi il volare allegro di stormi di rondini che si incrociano in evoluzioni da brivido davanti a me e lanciano al cielo i loro cinguettii di benvenuto al nuovo giorno.
In questo silenzio allerto tutti i miei sensi affinchè mi inviino messaggi dal mondo lì fuori che vive, pulsa, esplode di una vitalità senza eguali, di luci, colori e suoni, per poi tornare a nascondersi sopraffatto dal rumore della vita di tutti i giorni.
Proviamo ogni tanto a stare in silenzio e lasciarci pervadere dalla sinfonia della natura che attorno a noi ci chiama a voce bassa e a lasciare fluire i nostri pensieri per trovare una pace e tranquillità che la frenesia di oggi spesso, o forse a volte, ci fanno dimenticare e il vomitare fiumi di parole diventa l’arma per distogliere l’attenzione dalla nostra interiorità, ascoltarla in silenzio e fare uscir fuori i nostri più reconditi desideri, le nostre ansie e paure.
L’intelligenza del silenzio.
Nota a margine del testo:
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Daniele Rosselli, ingegnere, romano di origine, risiede in Veneto con la sua famiglia da diversi anni. Dipendente di aziende private operanti in diversi settori industriali, opera in ambito tecnico commerciale in contesti internazionali. Come scrittore, nel tempo libero, si occupa di narrativa ma anche di sociale, di economia, di innovazione tecnologica e di politica.