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Maria Muccillo (Università di Roma ‘La Sapienza’)

Recensione al libro di Daniele Rosselli, Guglielmo Rosselli, Alessandro Rosselli,Rosaria Trapasso, I Rosselli di Gimigliano Dalle origini a noi, Sigismundus Editrice, di Davide Nota, Ascoli Piceno 2014, pp. 6-407. (ISBN 978-88-97359-456) In una Nota sull’ermetismo pubblicata in uno dei suoi libri più importanti, il compianto prof.Eugenio Garin, illustre storico della filosofia rinascimentale e Direttore dell’ Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze, scriveva : “La monumentale edizione [scil. la edizione del Pymander e dell’Asclepius attribuiti a Mercurio Trismegisto con il Commento di Frate Annibale Rosselli ] , che allo Scott sembrava illegibile, è in realtà piena di interesse, anche per le molte notizie storiche e geografiche che contiene.Né il lettore deve dimenticare la sua vicinanza nel tempo alle opere di Francesco Patrizi”( Cfr. E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, G.C. Sansoni Editore, Firenze 1961, p. 152, n. 3). Il giudizio dell’illustre maestro di studi rinascimentali non poteva passare inosservato a chi, come la sottoscritta, aveva intrapreso, fin dai tempi della sua tesi di Laurea lo studio delle opere filosofiche di un altro seguace dell’ermetismo rinascimentale, Francesco Patrizi(Cherso 1529- Roma 1597),che, negli stessi anni in cui Rosselli insegnava a Cracovia e pubblicava il suo monumentale commento al Pymander e all’ Asclepius tra il 1585 e il 1590, scriveva la Nova de universis philosophica (pubblicata nel 1591 a Ferrara), cioè la sua summa filosofica, tutta permeata di sapienza ermetica e platonica, e avanzava, nel nome del platonismo, dell’ermetismo e della antica sapienza caldea, un nuovo progetto di riforma culturale e religiosa. Con esso sarebbe stato possibile, a suo avviso, arginare e combattere più efficacemente dell’aristotelismo dominante nelle scuole e nelle istituzioni ecclesiastiche , la deriva eretica a cui sembrava destinata l’Europa dopo la Riforma luterana che ne aveva pesantemente compromesso l’unità religiosa, rischiando di distruggerla definitivamente. Dall’interesse per la concezione filosofica di Patrizi, scaturì l’esigenza di un approfondimento della conoscenza anche dell’opera di Annibale Rosselli, che subito, per la sua imponenza e ricchezza di tematiche, si impose come meritevole di uno studio a sé, per le sue caratteristiche peculiari, indipendentemente dai possibili riferimenti che essa poteva presentare con le opere del filosofo chersino. Il vastissimo commento di Annibale Rosselli, che abbraccia nel complesso 7 libri ( sei libri tutti pubblicati a Cracovia presso lo stesso editore( ex Typographia Lazari) più un libro, il nono, pubblicato a Poznan presso un altro editore( In Officina Typographica Ioannis Wolrabi), ma nel disegno originario doveva ne doveva abbracciare ben 10, può essere considerato come una grande sintesi della cultura filosofica e teologica rinascimentale, che riunisce insieme tradizione scolastica, tradizione ermetica e tradizione classica, attribuendo a ciascuna una sua funzione, diversa ma, nelle intenzioni dell’autore, compatibile e non esclusiva delle altre.   Dai pochi e, necessariamente parziali, studi che la sottocritta è riuscita a svolgere sul Commento di Annibale Rosselli è stata forse indirettamente incoraggiata la lodevole iniziativa dei discendenti del filosofo calabrese, e in particolare di Daniele Rosselli e dei suoi più stretti congiunti, di condurre una specifica ricerca che ricostruisse, sulla base della documentazione esistente la storia della famiglia a cui apparteneva anche il filosofo e teologo Annibale. Come afferma l’autore principale del libro, Daniele Rosselli, nell’ Introduzione, si è trattato non solo di restituire, con questo viaggio affascinante, sebbene faticoso, nel passato della propria famiglia, concretezza storica a figure e personaggi conosciuti ed amati solo attraverso la narrazione del propri familiari e di rintracciare il filo che li ha tenuti, per così dire, uniti nel corso dei vari secoli; ma anche di individuare meglio le radici più profonde di un certo mondo di valori, di ideali, di interessi e persino di ‘tratti caratteriali’ ancora presenti nei membri della famiglia: “…ripercorrendo la storia della mia famiglia attraverso i secoli, ho riscoperto come alcune scelte di vita, fatte da me e dai miei parenti oggi, fossero già state percorse da alcuni dei miei antenati nei secoli passati.”(p.12). Già l’antico antenato filosofo e teologo Annibale si soffermava a descrivere, nelle pagine del suo Commentario, la regione e il suo luogo di nascita, Gimigliano, e a ricordare il nome della madre, e del padre sottolineando, con una punta di orgoglio, che era di buona famiglia (‘bene natus), e non privo di cultura (‘ haud litterarum ignarus’), mostrando con ciò uno spirito di attaccamento alla propria terra, alla propria famiglia e un apprezzamento della cultura che sembra essersi trasmesso alle generazioni successive dei Rosselli, come dimostrano i molti documenti che, a partire da un certo momento in poi, sono stati accuratamente raccolti da vari membri della famiglia per tramandare notizia di sè alle generazioni future. Con Annibale Rosselli e Tiberio Russiliano vissuti nel XV e XVI secolo, dopo una ricostruzione delle origini di Gimigliano e del nucleo originario della famiglia Rosselli proveniente forse da Arezzo e dopo vari spostamenti in Italia e in Europa, stabilitasi nel territorio di Gimigliano, inizia propriamente la storia documentata della famiglia Rosselli. Tiberio Rosselli, più noto agli studiosi di storia della filosofia come Tiberius Russilianus Sextus Calaber , vissuto tra il 1490 e il 1560 ( forse, come nel libro si suppone, nato anch’egli a Gimigliano) , lasciò notevole traccia di sé come studioso di filosofia ( notizie di lui ci fornisce Agostino Nifo, notissimo filosofo aristotelico, che gli fu maestro), uno spirito intelligentissimo quanto inquieto, con forti tendenze verso correnti filosofiche di orientamento esoterico e mistico ( è stata documentata dagli studiosi la sua vicinanza alle posizioni di Pico della Mirandola, di cui veniva considerato come una ‘reincarnazione’, sebbene ne criticasse, da astrologo, le tesi contro l’astrologia), al confine con la magia, cosa per cui fu accusato di eresia. E’ da osservare che gli scritti di questi due personaggi, e soprattutto quelli di Annibale, costituiscono la fonte pressoché unica per individuare alcuni elementi interessanti della figura del padre di Annibale, Gianbattista Rosselli, che qui si ipotizza possa essere stato appunto il fratello dell’inquieto filosofo Tiberio, che fu quindi probabilmente zio di Annibale, circostanza finora ignorata dagli storici, tra cui la sottoscritta, dei due autori, che a quanto mi risulta, nessuno sembra avere prima messo in relazione, nonostante le molte affinità tra li accomunano.Ma il più antico degli esponenti della famiglia di cui Daniele Rosselli è riuscito a raccogliere notizie è Gaspare Rosselli, di origine napoletana, ecclesiastico, vissuto tra il 1440 circa e 1520 circa, che lasciò un suo beneficio ecclesiastico situato nelle vicinanze di Gimigliano al nipote gimiglianese Giovanni Vincenzo Rosselli, contemporaneo di Tiberio, anch’egli ecclesiastico, cosa che spiegherebbe il passaggio e l’insediamento dei Rosselli da Napoli a Gimigliano. Nella ricostruzione di questa prima fase documentata della storia della famiglia Rosselli assai utile risulta la presenza, nel capitolo dedicato ai due filosofi e teologi, di citazioni testuali di buona parte della documentazione erudita disponibile sulla loro biografia, che mostra molto bene come il giudizio su questi personaggi, conosciuti e tenuti in grande considerazione alla loro epoca e nel secolo successivo( del Commentario di Rosselli venne pubblicata una seconda edizione a Colonia nel 1630), sia venuto in seguito mutando non solo a causa del fatto che le loro opere divennero sempre meno accessibili e non furono quindi più lette; ma anche, ovviamente, per il mutare dei criteri di valutazione e delle concezioni filosofiche tra la fine del Rinascimento e l’età moderna. Ma è da apprezzare, anche, in questo stesso capitolo,il tentativo, non facile, di riassumere il contenuto dell’immenso Commentario di Annibale che abbraccia, dal suo specifico punto di vista di filosofo innamorato dell’ermetismo e insieme di sincero teologo cattolico, quasi tutti gli aspetti della problematica filosofica e teologica dell’epoca, con notevoli excursus di carattere storiografico, naturalistico, geografico,storico-politico e persino letterario e poetico, che vennero utilizzati come preziosa fonte di informazione su contesti storico-politici e geografici dell’ Europa di questo periodo. Questo libro tuttavia, sebbene dedichi opportunamente alla figura dei due filosofi rinascimentali largo spazio, non è, come potrebbe sembrare da quanto si è fin qui detto, un libro sui due filosofi della famiglia. In realtà esso è, come si è rilevato, il frutto di una iniziativa nata da un desiderio di conoscenza del passato in funzione della comprensione del proprio presente, e non poteva quindi fermarsi al ricordo dei suoi primi, sia pure autorevolissimi, esponenti. La via prescelta da questo giovane ingegnere, improvvisatosi ricercatore e storico, e dai suoi familiari per effettuare questo percorso conoscitivo è insieme la via più antica, ma anche, a mio avviso, l’unica che si potesse intraprendere nell’atto di svolgere una ricerca di questo genere. Cioé quella della raccolta e analisi delle fonti e delle testimonianze, del ritrovamento dei documenti originali e della loro interpretazione e confronto, insomma,la via dell’ erudizione, nel suo significato più nobile. Sì, perché se per quel che riguarda le epoche più lontane, la documentazione poteva essere rappresentata soprattutto da quanto gli esponenti stessi della famiglia tramandavano o lasciavano trasparire dalle loro opere, come accade soprattutto per Annibale, in relazione alle epoche successive si è dovuto far ricorso a vere e proprie ricerche di Archivio, parrocchiali e non, a caccia di date di nascita, di morte, di atti matrimoniali e notarili, e di documenti catastali. Con encomiabile impegno ed entusiasmo Daniele Rosselli li è andati a ricercare nei luoghi anche lontani, dove poteva pensare di trovare qualche vestigio di un proprio antenato, e là dove non trovava documentazione, riportava con sè per lo meno l’immagine del luogo in cui il suo lontano congiunto aveva vissuto ( si veda, ad esempio, l’immagine della Chiesa del Convento di San Bernardino,a Cracovia, dove Annibale Rosselli visse e insegnò fino alla sua morte) (v. Immagini n. 14 e 15 del capitolo 17, dedicato a “I luoghi dei Rosselli”). In tal modo gli è riuscito di recuperare la continuità delle varie generazioni di Rosselli tra il Quattrocento e il Cinquecento, e tra la fine del Seicento in poi, con una interruzione tra la fine del secolo XVI e la seconda metà del XVII, dovuta a un vuoto di documentazione ( si veda la Tavola genealogica acclusa al volume, dei cui criteri di formazione Daniele Rosselli ci dà informazioni nella “Premessa. Come nasce l’idea”, pp. 21-23). Nel XVIII secolo spicca tra gli esponenti della famiglia la figura di Mons. Tiberio Rosselli ( 1716-1793 circa), Cameriere d’onore di papa Benedetto XIV e di Papa Pio VI, insigne personalità di ecclesiastico che intraprese una intensa attività diplomatica per la riappacificazione dello Stato Pontificio con il Regno delle due Sicilie. Alla sua iniziativa, a quella dell’ Abate Giacomo, altro insigne rappresentante della famiglia, nella seconda metà del Settecento, e a quella di Federico Guglielmo Rosselli, alla fine dell’ Ottocento, si deve molto probabilmente la formazione dell’ ‘Archivio Rosselli’, come come patrimonio di memorie da tramandare e conservare per i discendenti della famiglia. In esso sono custoditi i documenti che segnano le tappe più importanti della storia familiare e che vengono ad assumere tanto maggior valore in quanto intenzionalmente volti a tramandare ai loro discendenti, quasi a mo’ di esempio ed emulazione, il ricordo delle gesta compiute dai vari membri della famiglia nelle loro rispettive funzioni. Nell’ambito di questa ricerca l’importanza dell’ ‘Archivio Rosselli’ è notevole in quanto costituisce l’unico resto miracolosamente sopravvissuto di un patrimonio documentario e librario che deve essere stato cospicuo, e che è andato distrutto durante l’assedio e l’incendio di Gimigliano da parte dell’esercito napoleonico nel 1807, in cui venne raso al suolo l’intero paese rimasto fedele ai Borboni, e con esso le biblioteche delle famiglie più in vista della città, fra cui quella della famiglia Rosselli. Molto opportunamente il libro dei Rosselli dà una elencazione e descrizione dei nove tra documenti e libri maniscritti in esso conservati che attestano, ancora una volta, l’importanza dei ruoli svolti da alcuni membri della famiglia, soprattutto da mons. Tiberio Rosselli ( a cui sono riferiti due documenti che attestano la sua influenza presso le più alte cariche della gerarchia politica ed ecclesiastica dell’ epoca) e di Giacomo Rosselli di cui si conserva la Bolla pontificia di elezione ad Abate del Monastero di S. Maria di Pesaca, a Taverna. Altri documenti presenti nell’ ‘Archivio’ testimoniano , inoltre, dell’interesse che i membri stessi della famiglia cominciano a nutrire nei confronti dei più antichi esponenti della famiglia vissuti nel XV-XVI secolo, e cioè dei filosofi e teologi Tiberio e Annibale Rosselli. Di quest’ ultimo troviamo due raffigurazioni, una costituita da un ritratto vero e proprio scoperto e conservato da uno sconosciuto membro della famiglia; e l’altra presente in un manoscritto contenente la copia delle pagine di inizio e di fine dei vari volumi del Commentario al Pymander dello stesso Frate Annibale, con un chiaro interesse alla registrazione della cronologia della loro composizione . Nell’’Archivio’ sono anche conservati testi rari come i Miscellanea patria di Domenico Lamannis, membro acquisito della famiglia, pubblicati nel 1828, che trasmette notizie su vari membri della famiglia Rosselli e sulla loro attività, tra cui anche le biografie di Annibale Rosselli e Tiberio Russiliano, nonché di Mons. Tiberio Rosselli, ecclesiastico e diplomatico, a cui si è già fatto cenno; e pagine, forse appositamente salvate dalla distruzione che investì la biblioteca dei Rosselli nel 1807, tratte dal libro di Tommaso Aceti, Gabrielis Barrii Franciscani de antiquitate et situ Calabriae libros, Roma 1737, in cui sono contenute biografie di esponenti della famiglia Rosselli. Troviamo ancora nell’’Archivio’, una copia manoscritta dell’ Oratio funebris per la morte del re Stefano I Bathory, pronunziata da Annibale Rosselli alla presenza del nuovo re Sigismondo III nel 1588, e che venne poi stampata dal Lazari nel 1590 a Cracovia, trascritta da una rara pubblicazione presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (Misc. Vol.634-12); e una raccolta di notizie di personaggi illustri di Gimigliano in latino, qui denominata ‘Manoscritto Rosselli’, contenente anch’essa sezioni relative ai maggiori esponenti della famiglia Rosselli, basata sulle notizie riferite nei Miscellanea patria del Lamannis e quindi ad essa posteriore. Nel libro dei Rosselli si ipotizza che tali manoscritti possano essere ricondotti alla mano di Federico Guglielmo Rosselli in possesso di un grado di istruzione che lo rendeva capace di leggere e scrivere in latino, e che, vivendo a Roma nella prima metà del Novecento, avrebbe avuto l’agio di consultare direttamente le opere edite del Rosselli e trascriverne delle parti. L’illustrazione del contenuto dell’ ‘Archivio Rosselli’ è corredato di un ampio repertorio fotografico, che permette al lettore di apprezzare visivamente il carattere di tale documentazione. Di grande interesse è, in questo libro della ‘memoria’ dei Rosselli di Gimigliano, il capitolo dedicato alle riproduzioni del frontespizio del Commento al Pymander di Annibale e l’intestazione e alcune pagine particolarmente significative del discusso Apologeticus adverus cucullatos di Tiberio Rosselli, pubblicato a Parma nel 1519, che fruttò all’autore una accusa di eresia, e l’inizio di una persecuzione dell’ Inquisizione che lo portò dapprima in carcere, e poi, evaso con l’aiuto di amici ed estimatori, a girovagare per varie città italiane, fino alla Sicilia e alla Tunisia. Si tratta di un testo rarissimo, posseduto da due sole biblioteche, la Bibliothèque Mazarine di Parigi e quella dell’Archiginnasio di Bologna, di cui , dimostrando grande sensibilità, gli autori di questo libro hanno voluto divulgare la conoscenza riportando la immagine di molte delle pagine più significative atte a documentare gli interessi anche astrologici del loro antenato, dimostrati dal grande numero di diagrammi in essa presenti. Ma ancora più raro è un manoscritto di tre pagine, di mano di Tiberio, presente in una edizione di opere di Pomponazzi del 1521, contenente altresì il testo di Nifo contro il De immortalitate animae, conservato nella Biblioteca Civica di Cosenza, in cui si narra l’evento straordinario di un infortunio avvenuto nella città di Palermo nel 1527 in occasione di una festa di nozze, dal titolo Casus novus et nunquam aliis visus infortuniorum, con sigla dell’autore. Tali pagine, conosciute e utilizzate da pochissimi, se non pure da un solo studioso ( L. De Franco, Filosofia e Scienza in Calabria nei secoli XVI e XVII, Edizioni Periferia 1988), rivestono una notevole importanza per la ricostruzione della biografia del personaggio, e forse anche per certi elementi peculiari della sua concezione filosofica. Non mi soffermerò ad illustrare le molte altre notizie e informazioni relative ai numerosi membri più recenti maschili e femminili della famiglia Rosselli( spicca il nome di Cassandra Rosselli( 1760 circa-1820 circa), madre dell’apprezzato matematico Giuseppe Scorza, n. 1781), limitandomi a rilevare come essi abbiano tutti in campi diversi continuato a tenere alto il nome e il livello culturale e sociale della famiglia, e, per quanto può rilevare lo sguardo di un lettore esterno, a conservare una certa tradizione di vicinanza alla chiesa cattolica, di rispetto e attaccamento per la famiglia e alla propria terra di origine, che sembra potersi ritenere un tratto caratteristico di questa casata. Infine, non di scarso valore informativo sono le molte notizie raccolte intorno allo stesso paese di Gimigliano, al suo nome, alla sua storia, e le fotografie di epoca del paese stesso e degli esponenti e delle abitazioni dei vari membri della famiglia. Il libro che Daniele Rosselli, con la collaborazione dei suoi genitori e del fratello Alessandro, ha voluto dedicare al ricordo della propria storia e della propria tradizione familiare, al di là di qualche inconveniente di carattere tipografico (come la ripetizione delle pagg.102-106) e di alcune imprecisioni, dovute forse a una svista(ad es., in relazione al Commento al Pymander che non riguarda le Sentenze di Pietro Lombardo, p. 50), inevitabili in una ricerca di tale estensione cronologica, intrapresa peraltro da uno storico non di professione, alla sua prima esperienza in questo difficile campo di ricerca, costituisce un contributo importante alla conoscenza della storia culturale, politica e sociale non solo della sua famiglia, ma anche di Gimigliano, della Calabria e dell’ Italia stessa, e mette a disposizione degli studiosi un materiale documentario assai utile all’approfondimento degli studi su vari aspetti della vita culturale, politica e religiosa della Calabria, e in particolare, costituiscono uno stimolo ad una migliore conoscenza di autori che, come Annibale e Tiberio Rosselli, hanno svolto, nel panorama della cultura filosofica e teologica rinascimentale, un ruolo sicuramente di maggiore importanza di quello che finora è stato ad essi dagli studiosi riconosciuto.